mercoledì 28 settembre 2011

America





Ho sempre amato l’America, fin da piccolo la vedevo come la terra promessa.
Mio cugino doveva andarci più volta l’anno per fare delle operazioni e ogni volta tornava a casa con una novità che solo in America potevano inventare.
Finalmente sono riuscito ad andarci.
Evito di raccontarvi tutte le bellezze della città, venendo subito al motivo della mia lettera, per un paio di cose che hanno lasciato il segno su di me, come una metropoli apparentemente “ingestibile” mi abbia dato una lezione di vita.

Sono stato invitato a vedere una partita di Football Americano della squadra locale di New York, e ho accettato molto volentieri.
Sapete tutti quanto in America ci tengano allo sport.
Già dalla mattina presto si fanno i preparativi per la grande giornata, carne per il barbecue fornelli, palloni cappellini, e partiamo.
Arriviamo allo stadio la mattina e tutti stazionano nel parcheggio preparando i propri “alloggi”.
Di fianco alle auto si aprono tende, si preparano i tavoli, il barbecue, e mentre aspettiamo vengo invitato a fare due lanci nel parcheggio.

Pranziamo con una carne incredibilmente saporita, contorno è frutta.
Il tempo passa ed è l’ora di entrare allo stadio per l’inizio della partita.
La Sig.ra Ralston, butta l’immondizia in un grosso sacco nero e andiamo alla grande scala mobile che ci porta dentro lo stadio.
Uno spettacolo incredibile, i posti erano pieni, non c’èra un buco libero.
Tutti mischiati, le tifoserie non erano divise eravamo uno vicino all’altro, il rispetto per la vita e lo sport comincia così, e penso all’Italia, al nostro calcio, agli stadi blindati, ai nostri “tifosi-idioti” che si menano ogni volta, e capisco che qui in America sono avanti.
A metà partita mi viene fame e chiedo alla Sig.ra Ralston un mandarino, comincio a sbucciarlo e a buttare le bucce per terra, in fondo siamo allo stadio.
Dopo pochi secondi la Sig.ra Ralston mi richiama, mi guarda malissimo e mi dice che non si fa!!
Io non capisco cosa e mi sento riprendere perché ho buttato per terra le bucce del mandarino.
Imbarazzato le raccolgo, le passo alla Sig.ra Ralston e lei le butta nel sacco nero usato poche ore prima durante il pranzo per raccogliere gli scarti e che lei si è portata su dal parcheggio.
Finisce la partita, vincono i New York Jets e tutti si avviano civilmente verso l’uscita, senza scene di isteria e senza che nessuno accoltelli qualche tifoso, tutti insieme appassionatamente.
Rimango in piedi per guardare un ultima volta lo stadio e vedo una quantità incredibile di sacchi neri lasciati sulle gradinate, per terra non c’era nemmeno la buccia di una sementina.
Tutto perfettamente pulito.

Successivamente gli uomini adibiti alla pulizia non dovevano fare altro che prendere i sacchi e portarli via, e capisco che in America sono avanti, non era il singolo, tutti fanno così, perché è così che si deve fare, bianchi, neri, buoni, cattivi, tutti hanno rispetto delle regole.
A quel punto ho capito che in Italia siamo meno di zero, penso a Napoli, penso a Rimini, ai nuovi cassonetti con la chiavetta, a Hera.
E mi chiedo, dove vogliamo andare.

GianVi