Dopo il mio intervento di poche settimane fa relativamente alla sanità Riminese, torno a parlare di questo argomento scottante poiché mi ha toccato ancora più da vicino avendo mio babbo tutt’ora in ospedale.
Lunedì sera mio babbo si è sentito male, non riusciva più a parlare correttamente, farfugliava con la bocca tutta impastata.
L’ho portato al pronto soccorso di Rimini (Ospedale Infermi) dove arriviamo alle 10,30 di sera. Il pronto soccorso era “casualmente” pieno.
Lunedì sera mio babbo si è sentito male, non riusciva più a parlare correttamente, farfugliava con la bocca tutta impastata.
L’ho portato al pronto soccorso di Rimini (Ospedale Infermi) dove arriviamo alle 10,30 di sera. Il pronto soccorso era “casualmente” pieno.
Una volta presentati e spiegato il problema, oltre ad avvisare l’infermiere che mio babbo aveva subito un po’ di anni fa un intervento a cuore aperto, e quindi persona a rischio, gli viene diagnosticato all’accettazione un probabile Ictus.
Un po’ preoccupato adagio mio babbo su una barella e veniamo fatti accomodare in sala d’attesa.
Dopo 2 ore di permanenza chiedo novità in merito a quando sarebbe potuto essere visitato, vista la situazione prospettataci non proprio delle più rosee.
Ma con nostro stupore veniamo informati che ci era stato assegnato un codice di entrata verde.
Avevamo 18 persone prima di noi.
Alle 02,30 finalmente ci chiamano.
Gli viene fatto un esame del sangue, veniamo messi al corrente che i riultati si sarebbero saputi alle 04,30 e ci avvisano che il mattino dalle 08,00 in poi gli avrebbero fatto la TAC.
Poiché non avevano letti disponibili in tutto l’ospedale, avendo avuto quel giorno 273 accessi al pronto soccorso, lasciano mio babbo in una stanza dove tengono dei macchinari, assieme ad altre persone, tutte ammassate ovunque ci fosse del posto disponibile, sembrava di essere al pronto soccorso di un campo militare durante una guerra.
Una vera tragedia.
La mattina alle 09,00 viene portato a fare la TAC, successivamente lo trasportano in Neurologia, ma viene riportato in pronto soccorso, per la mancanza del letto.
Attendiamo sino alle 17,00 senza mangiare dalla notte prima, quando finalmente gli trovano un letto, in un reparto d’emergenza dove vengono tenuti uomini e donne misti, divisi solo da un separé e con diversi tipi di patologie.
Il risultato della TAC conferma un Ischemia celebrale.
A ben notare la malasanità non è solo al sud ma è arrivata anche da noi.
Non penso sia stato molto giusto lasciare mio babbo senza cure tutte quelle ore, infatti entro poche ore dovrà fare un’ulteriore TAC per verificare il danno celebrale subito.
Le prime vere cure (flebo) gli sono state prestate dopo 19 ore.
Se in tutto questo tempo è peggiorato per la mancanza di cure nell’immediato?
Ho fatto questa ed altre domande al dottore, ma si è limitato a dirmi che c’era molta gente e all’accettazione del pronto soccorso fanno fatica e ho capito che la parole “se” non viene contemplata sino a danno procurato.
Forse avrei dovuto dare una coltellata a mio babbo, magari vedendo del sangue sarebbe entrato subito.
Da circa 2 anni stanno costruendo la nuova parte dell’ospedale, magari Rimini farà bella figura di se sfoggiando una megacostruzione del genere, forse servirà ad avere più letti, ma se la qualità del pronto soccorso rimane questa, stanno costruendo solo dei “sepolcri imbiancati” (Matteo 23:27).
GianVi
Mi ha chiamato il primario del pronto soccorso per fare una chiacchierata in merito all'articolo che ho inviato anche al giornale La Voce, lo ringrazio delle spiegazioni, ma confermo la mia lettera.
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